LA RICOGNIZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO SOMMERSO E IL RECUPERO

Per le indagini di archeologia preventiva è stata impiegata una nave con sistema di posizionamento dinamico, equipaggiata con un veicolo sottomarino pilotato da remoto, denominato R.O.V. (Remotely Operated Vehicle), dotato dei più moderni sistemi di rilevamento acustico e sismico, cioè strumenti utili per la realizzazione delle analisi topografiche superficiali ad alta definizione e per l’esame e la documentazione della sezione del fondale marino.
Il R.O.V. presentava, inoltre, quattro video camere Full HD a colori che hanno reso possibile la realizzazione di filmati e immagini fotografiche.

Grazie ai dati acquisiti gli archeologi hanno definito i limiti del sito e documentato, in dettaglio, l’area di dispersione dei reperti archeologici che si presentava di forma sub- ellittica e con estensione di circa 300 per 160 metri.
È stato, inoltre, realizzato un rilievo tridimensionale georeferenziato dell’intero sito archeologico e di ogni singolo reperto (circa 250 elementi).

Il recupero dei materiali archeologici è stato effettuato dal R.O.V. mediante un sistema pneumatico in grado di eseguire un moderato scavo dei sedimenti marini e di sollevare i reperti in sicurezza.
Per non alterare in modo invasivo il contesto archeologico sono stati recuperati solo i manufatti che non erano in giacitura primaria (ossia quella del momento del naufragio), bensì rotolati fuori contesto per fenomeni meteo-marini o altre cause imprecisate.