IL CARICO TRASPORTATO DALLA NAVE

A seguito del naufragio della nave, il materiale ceramico si presenta disperso sul fondale in un’area di circa 36.000 m2. Fino ad oggi non sono stati individuati resti dello scafo.

Le indagini strumentali hanno rivelato la presenza di circa trecento reperti archeologici, tra cui è stato possibile riconoscere, grazie alle riprese effettuate dal R.O.V.: 78 anfore, 57 skyphoi; 27 hydriai, 22 brocche, 15 oinochoai, 8 pithoi, 8 olpai, numerosi aryballoi e svariati frammenti ceramici.

Con le successive operazioni di prelievo è stato possibile recuperare 50 reperti: 2 anfore, 5 hydriai, 3 oinochoai, 1 brocca, 10 skyphoi e 1 pithos, rinvenuto in stato frammentario. All’interno di quest’ultimo sono stati rinvenuti altri 28 skyphoi, pressoché integri, impilati in modo da garantirne un trasporto sicuro e stabile.

In origine il pithos doveva contenere almeno 36/40 skyphoi, dal momento che altri frammenti contenuti al suo interno fanno ipotizzare di poter raggiungere un tale numero di esemplari integri.

Gli skyphoi, contraddistinti da una decorazione a linee verticali sulla spalla, presentano la parte inferiore della coppa con una campitura a vernice bruna, e risultano riconducibili a una produzione corinzia dei primi decenni del VII secolo a.C. Le loro dimensioni sono abbastanza omogenee, con differenze di pochi millimetri di diametro tra un esemplare e l’altro e un’altezza media che si attesta intorno ai 10 cm. La capacità di queste coppe, solitamente utilizzate per il  del vino, si attesta intorno a 1 litro al livello dell’orlo.

La loro realizzazione denota un’elevata qualità tecnica e una raffinata accuratezza di esecuzione negli elementi decorativi.

Il restauro ha evidenziato, inoltre, tracce di lavorazione tra cui i segni delle pennellate e, in un caso, le impronte digitali del ceramista.

Al medesimo contesto produttivo sono riferibili le due anfore appartenenti al tipo “corinzio A”. All’interno di una di esse sono stati rinvenuti dei noccioli di olive che probabilmente in origine erano conservate in salamoia, come dimostrano le analisi effettuate. Tale rinvenimento rappresenta un ulteriore indizio per definire il tipo di contenuto trasportato in questi contenitori che, secondo i calcoli effettuati, avrebbero una capacità di circa 50 litri.

Di notevole interesse è la presenza di due segni incisi con accuratezza e perizia sulla pancia di una delle anfore, dopo la cottura, che potrebbero rimandare al mondo fenicio-cipriota, e certamente non a una sequenza alfabetica riferibile alle esperienze epigrafiche dei Greci.

Tra i materiali recuperati dal fondale sono anche le 5 hydriai e le 3 oinochoai con orlo tribolato, forme ceramiche solitamente legate al consumo del vino.

Le analisi dei residui organici prelevati al loro interno sembrerebbero confermarne l’utilizzo per il consumo di vino o di altre bevande fermentate, particolarmente apprezzate nel mondo antico come ci ricordano le fonti a partire da Omero.

Anfora da trasporto corinzia

Inizi VII sec. a.C.

Corinthian amphora

Early 7th century B.C.

Oinochoe corinzia

Inizi VII sec. a.C.

Corinthian oinochoe

Early 7th century B.C.

Hydria corinzia

Inizi VII sec. a.C.

Corinthian hydria

Early 7th century B.C.

Skyphos protocorinzio

Inizi VII sec. a.C.

Proto-Corinthian skyphos

Early 7th century B.C.