A seguito del naufragio della nave, il materiale ceramico si presenta disperso sul fondale in un’area di circa 36.000 m2. Fino ad oggi non sono stati individuati resti dello scafo. Le indagini strumentali hanno rivelato la presenza di circa trecento reperti archeologici.
Le successive operazioni di prelievo hanno permesso il recupero di 50 reperti: 2 anfore, 5 hydriai, 3 oinochoai, 1 brocca, 10 skyphoi e 1 pithos, rinvenuto in stato frammentario. All’interno del quale sono stati rinvenuti altri 28 skyphoi impilati.
In questa teca sono esposti oltre agli skyphoi, ancora impilati e ricoperti dalle concrezioni marine, una brocca in ceramica di impasto e un’oinochoe e un hydria. Forme ceramiche, quest’ultime, solitamente legate al consumo del vino. Le analisi dei residui organici prelevati al loro interno sembrerebbero confermarne l’utilizzo per il consumo di vino o di altre bevande fermentate, particolarmente apprezzate nel mondo antico come ci ricordano le fonti a partire da Omero.